![]() Era l’11 Maggio 1906 quando il mio bisnonno Fortunato Galluzzo di Torello di Castel San Giorgio (SA), allora un ragazzo di 29 anni, di professione muratore, salpò dal porto di Napoli per l’America, come attestato dai registri migratori di Ellis Island di New York. Fortunato intraprese il suo primo viaggio transatlantico insieme al fratello minore Domenico, di 19 anni. I due fratelli si imbarcarono sulla Lazio, nave acquisita quello stesso anno dalla Società di Navigazione Generale Italiana per servire la rotta Napoli - Palermo – New York, sostenendo gli ingenti flussi migratori dell’epoca. Stazzava 9.203 tonnellate, era lunga 143 metri e larga 17. Aveva motori a vapore a tripla espansione e doppia elica. Poteva viaggiare ad una velocità di 13 nodi (24.1 Km/h) e trasportare fino a 2.270 passeggeri, di cui 70 in prima classe e 2.200 in terza. Sarebbero arrivati al porto di New York il 30 Maggio 1906, dopo ben 19 giorni di viaggio in mare, una vera e propria odissea, stipati in terza classe con migliaia di persone in condizioni che oggi potremmo considerate disumane. Un terzo fratello, Gabriele, emigrato qualche anno prima, probabilmente nel 1903, li aspettava a New York, a Manhattan in Broadway 403, nel quartiere Little Italy. Da l¡ si diressero a Scottdale, Pennsylvania, una piccola cittadina dove sorgevano all’epoca varie industrie. Fortunato e Domenico attraversarono l’Atlantico in cerca di fortuna e lavoro in un paese lontanissimo e completamente sconosciuto, in un mondo non globalizzato come l’attuale, chissà se prima di partire avessero almeno visto una cartolina dell’America o se a motivarli erano solo le lettere e storie di familiari e compaesani emigrati prima di loro. Domenico si stabilì negli Stati Uniti in Pennsylvania, dove tuttora vivono i suoi discendenti. Fortunato ritornò in Italia ed ebbe due figli, Maria e Gaetano, mio nonno, il quale a sua volta sarebbe stato in Sud America, in Venezuela....ma questa è un'altra storia... Ed eccomi qua, un secolo dopo, in circostanze diverse, ma pur sempre lavoratore migrante espatriato da quasi 7 anni in Olanda. Confronto le loro settimane di viaggio in mare aperto, più chissà quante ore di treno, alle due ore del volo Amsterdam – Napoli. Non dovrei quindi sentirmi tanto alienato e lontano dal mio paese natio, non quanto Fortunato e Domenico. Cosa li spinse ad intraprendere un viaggio così lungo e pericoloso? Forse, come carpentieri, la speranza di lavorare nei tanti cantieri che contribuirono alla crescita del grande paese nordamericano.
Mi precedono generazioni di contadini, muratori, falegnami, sarti e forse tante altre professioni ormai estinte. Da un antico documento catastale della terra di Sangiorgio del 1594 figurano a Torello un certo Mastro Adante Galluzzo ed un tale Mastro Antonio Galluzzo. Non viene specificata la loro professione, ma l’appellativo Mastro doveva riferirsi alla figura di un artigiano specializzato, non ad un semplice contadino. Molte di queste professioni si tramandavano da padre in figlio, forse ogni casato o famiglia doveva avere qualche specialità. Pertanto mi piace pensare che mi precedano almeno 500 anni di mastri Galluzzo. Il nostro carissimo amico mastro ebanista Antonio Zambrano cita un certo Santolo Galluzzo di Torello tra i primi suoi maestri! Zambrano è una delle storiche famiglie del borgo di Torello, dove la loro presenza insieme ai Galluzzo, Mazzariello, Falco, agli Amabile e tanti altri, è attestata fin dagli inizi del '500. Questo mi dà un senso di continuità, dovrei quindi aspirare a diventare un moderno mastro ingegnare spaziale? Cambia l’oggetto, ma non cambia l’attitudine della persona, la sua passione e dedizione al lavoro. Testa, mani e cuore restano ingredienti fondamentali. Vi auguro una buona notte del lavoro narrato!
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